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Uno, due…solitudini
pubblicato in Appunti n.162, rivista della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi
amore angeli

Amare è essere due in uno:
un uomo e una donna fusi come angeli in cielo.
Victor Hugo

2 in 1?
Con il numero 2 si introduce la differenza, tra un uomo e una donna, tra due
modalità di essere e di godere, ma non solo, il numero 2 è ciò che in matematica
consente di svolgere un’operazione, oltreché di avviare un conteggio. Inoltre, anche
nel linguaggio una parola da sola non significa niente, affinché si articoli un discorso
è necessario che ci sia almeno un’altra parola.
2 in 1 è ciò che Sigmund Freud e Jacques Lacan hanno detto dell’amore
narcisistico, ovvero che il partner è nel legame perché gli supponiamo avere ciò che a noi manca e che ci renderebbe completi, facendo, per l’appunto, di Due, Uno.
Cosa cerchiamo nel partner? L’oggetto piccolo a del desiderio, così lo nomina
Lacan, che è un oggetto asessuato, un po’ come gli angeli, né maschio né femmina [1]. L’amore copre le differenze, supplisce a un’assenza, quale? All’assenza
strutturale di perfetta armonia tra i sessi: al “non c’è rapporto sessuale” di cui parla
Lacan.
La formula “non c’è rapporto sessuale”, caposaldo della psicoanalisi
lacaniana, non vuol dire che non si compiano atti sessuali, ma che due partner,
appunto, non possano fare Uno. Il tentativo immaginario di completamento, di
comprensione in armonia, di colmare le proprie mancanze attraverso il rapporto, incontra sempre l’impossibile a realizzarsi, per una strutturale differenza tra i partner
e perché l’oggetto a, di fatto, essendo perduto da sempre è irraggiungibile. Nel
Seminario XX Lacan lo dice così:

“Benché sia reciproco l’amore è impotente, perché ignora di non essere altro che il desiderio di essere Uno, il che conduce all’impossibilità di stabilire la loro relazione. La relazione di loro chi? Dei due sessi” [2]

Infatti, a differenza degli animali in cui esiste un programma istintuale scritto
entro cui si realizzano cicli infiniti, sempre puntuali e uguali di incontri,
accoppiamento e riproduzione, per gli esseri parlanti non esiste programma genetico
e culturale che determini l’incontro e ne garantisca una qualche forma. Ogni soggetto
porta nell’incontro con l’altro la sua cifra singolare e la scelta amorosa è determinata da ciò che gli sfugge – ovvero il discorso inconscio – e da quella particolare
soddisfazione che lo lega alla ricerca di un preciso oggetto a nell’altro.
La supplenza dell’amore a tale impossibile armonia incontra inevitabilmente,
a un certo punto, il suo vacillamento: per quanto l’amore provi a renderci a-sessuati,
angeli nel cielo come dice Victor Hugo, cercando di soddisfarci trovando nell’altro
ciò che ci manca, arriva sempre un punto in cui ci si rende conto che ciò che si cerca
non si trova, l’altro non è mai lì perfettamente dove vorremmo trovarlo, la sua
modalità di esistenza è irriducibilmente differente dalla nostra.
Il miraggio dell’Uno si dissolve e gli effetti sono burrascosi. Come scrive il
collega Massimo Termini nell’articolo La solitudine e il partner, l’amore non è un
antidoto alla solitudine e torna quando a dispetto di ogni intimità conquistata si avverte che proprio non ci si intende [3].
Sempre si incontra il momento in cui l’Altro non può che tacere, non sa che dire, cosa rispondere. Questo può portare dritti allo sconforto,
o a inasprire la propria domanda, con effetti anche d’odio.
È il punto che richiama il titolo: separazioni. Poiché spesso tale scoperta è
così insopportabile da portare alla separazione dal partner, oppure può prendere
un’altra via: rivolgendola a se stessi sotto forma di un interrogativo a proposito del
fatto che l’insopportabile viene dal non trovare un tappo alle proprie mancanze, e che
quindi questa ricerca impossibile di un oggetto che ci completi riguarda se stessi più
che qualunque partner.
Come dice ancora Termini: “reperendo […] un dato di struttura
che attiene all’impossibilità dell’Altro di rispondere all’esigenza pulsionale del
soggetto” [4].
A volte è l’incipit di una domanda di analisi, come per una giovane donna
che arriva perché si è ascoltata dire al marito la stessa frase che disse all’ex dieci anni prima: “Ora basta, mi sono stancata!” In analisi, facendo i conti con la propria
mancanza e la sua impossibilità a colmarsi, e dunque con la solitudine, ci si può
separare dal mito ritornando al conteggio, dall’Uno al Due, che è anche ciò che, a volte, consente di fare legame con lo stesso partner in modo nuovo.
Un nuovo amore, lo chiama Lacan, che va oltre l’amore narcisistico.

[1] N. Stalla, Il sesso degli angeli: “Nella mitologia, gli angeli sono esseri fuori sessualità, immersi nel sapere concesso da Dio e destinati a partecipare della visione beatifica di cui godono”, consultabile al seguente indirizzo: https://convegno2021.slp-cf.it/2021/02/03/il-sesso-degli-angeli/
[2] J. Lacan, Il Seminario. Libro XX. Ancora [1972-1973], Einaudi, Torino 2011, p. 7.
[3] Cfr. M. Termini, La solitudine e il partner, in Attualità Lacaniana, n. 20, Alpes, Roma 2016, pp. 236-238.
[4] Ivi, p. 238.

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