Ciò che più fa soffrire spesso è l’effetto dell’ubbidienza a un ordine interno a cui si è abituati a rispondere, un ordine rispetto a un cosa fare e soprattutto a un come essere, che il soggetto non riesce a trasgredire.
La fonte di questa norma si ritrova nell’ Altro familiare a cui la persona continua a rispondere anche da adulta, difendendola nella sua forma interiorizzata. La soddisfazione di questo altro interiorizzato se è dominante arriva a schiacciare il desiderio soggettivo e lo spazio per un movimento personale.
Spesso il conflitto, il sintomo e il malessere sono un parziale tentativo di ribellarsi a quella legge preservando la propria singolarità.
«La formazione del sintomo è la portata a termine della battaglia difensiva contro il moto pulsionale sgradito, che trova però la sua prosecuzione nella lotta contro il sintomo. I sintomi sono dei compromessi tra bisogni di soddisfacimento e bisogni di punizione, sono per così dire stazioni di confine a “occupazione” mista.
Affidando, a poco a poco, al sintomo la rappresentanza di interessi importanti, esso assume un valore per l’autoaffermazione e diventa sempre più indispensabile, fino a far godere dei vantaggi che esso dunque procura. Ciò è altrettanto vero o altrettanto falso come credere che un mutilato di guerra si sia fatto sparare a una gamba per vivere poi, senza lavorare, della sua pensione di invalidità» [1]
Per questo motivo al sintomo va dato diritto di ascolto e di parola, affinché il soggetto possa farsene qualcosa, riconoscendosi in esso e iniziando a dare ascolto a ciò che più lo riguarda, con l’effetto di allentare la fedeltà a un altro a cui si è sottomesso e trovare vie meno dolorose per l’ affermazione di sé.
Lasciandolo parlare il sintomo fa emergere e dà voce al discorso soggettivo di cui è portatore ed in tal modo si riduce pian piano la portata di sofferenza che arreca, il dolore e l’incatenamento al sintomo che il soggetto vive e da cui spesso ha origine la sua domanda di cura.
Riferimenti bibliografici:
Sigmund Freud, Inibizione, sintomo e angoscia, Opere X, cap.3, Bollati Boringhieri