Per leggere il mio intervento alla Giornata clinica, clicca: “Oggetto sguardo e passaggio all’atto nella contemporaneità”
Introduzione alla Bibliografia per la Giornata
Solo concependo la psicoanalisi come una sonda che trasforma, allargandolo, il campo che esplora, come scrive Bion in “Attenzione e interpretazione”, la ricerca può trovare il modo di essere veramente feconda. Anche in relazione ai concetti proposti dal titolo della giornata clinica, la riflessione di Lacan si rivela a dir poco illuminante. Lacan interviene sull’uso linguistico della psicoanalisi del suo tempo, che di fatto confondeva acting out e passaggio all’atto, introducendo una fine distinzione tra il rivolgersi del soggetto all’Altro, mettendo in scena una rappresentazione di se stesso attraverso i significanti dell’Altro, e il rompere urgentemente con l’Altro proclamando un no! incondizionato, distinzione che permette un’articolazione molto ricca della tematica relativa all’atto nella pratica analitica.
Operare questa distinzione produce infatti un movimento interno al concetto di atto chiamandolo a una interrogazione che determina molteplici effetti significanti, ognuno dei quali può essere inteso come un potenziale asse orientante la lettura dei testi proposti nella Bibliografia in costruzione.
L’atto non coincide con l’agire, anche se ne è strutturalmente legato. L’atto non è un semplice muoversi in una direzione imprecisata, poiché ogni atto presuppone una logica che determina (a differenza di quello che possiamo notare nell’azione) la separazione dell’atto dal soggetto, scollamento che talvolta è una vera e propria lacerazione. L’atto ha quindi una sua iscrizione temporale, un tempo logico che scandisce un prima e un dopo l’atto. Non importa che sia sulla scena o fuori dalla scena, ciò che appare prezioso constatare è che in tutti i casi l’atto fa vibrare tutte le corde del trattamento psicoanalitico, a partire dall’interpretazione che l’analista propone all’analizzante: sarebbe un grave abbaglio confondere un acting out con un passaggio all’atto o viceversa! Per non parlare del transfert, non solo perché ogni atto va letto all’interno della relazione dell’analizzante con l’analista, ma anche perché il transfert stesso può essere letto come una messa in atto della realtà dell’inconscio. Perché si produca un materiale adeguato è necessario che si produca un atto.
Per rendere sempre più vivo il pensiero psicoanalitico nella sua dialettica più intima tra teoria e clinica, le segreterie di città sono state così invitate a muoversi attraverso i testi di Freud, di Lacan e degli autori del campo freudiano non solo per estrarre citazioni rubricabili sotto la voce “atto, acting out e passaggio all’atto”, ma per far emergere accostamenti teorici e clinici anche nuovi, utili per elaborare significanti inediti che accrescano, da una parte, il desiderio psicoanalitico del singolo e, dall’altra parte, consentano una suddivisione della bibliografia in assi logici molto più suggestiva e mai solamente nomenclativa.
In attesa che in après-coup avvenga la precipitazione della ricerca, abbozziamo possibili piste di lettura:
- L’atto in relazione al dire, poiché solo il dire lo fissa, lo inquadra, lo incornicia simbolicamente
- Atto e atto mancato
- Atto e atto analitico: come agire, dalla parte dell’analista, con l’atto dell’analizzante
- Atto in relazione all’inibizione e al desiderio: l’atto come termometro dell’emersione del desiderio o della sua inibizione
- L’atto e la sua relazione con l’angoscia: chi non agisce è preda dell’angoscia ma l’allontanamento avviene seguendo forme strutturalmente diverse
- L’atto e l’oggetto a, che si incontra o che si vela, anche in questo caso a seconda della forma in cui si realizza l’atto
- L’atto in relazione alla perversione: paradigmatiche al riguardo sono le riflessioni di Lacan sul caso clinico di Dora e sulla “Psicogenesi di un caso di omosessualità femminile” di Freud.