Per leggere il mio intervento alla Conversazione, clicca: “Una nuova tessitura della lingua“
Editoriale di Bruno de Halleux [1]
Domenica 10 aprile, sotto l’iniziativa della Segreteria di Pisa, un pomeriggio di lavoro ha riunito più di 60 persone sul tema delle prossime giornate SLP. Sei colleghi della Segreteria hanno prodotto un testo basato sul loro lavoro svolto durante tre cartelli-lampo formati per l’occasione.
Riccardo Andolcetti mi aveva proposto di fare l’extime. Così, con la Segreteria di Pisa, abbiamo stilato una lista di testi da leggere e ci siamo incontrati diverse volte per discuterne.
Sul concetto di interpretazione, coloro che hanno lavorato in cartello hanno prodotto ciascuno un lavoro originale orientato dall’ultimo insegnamento di Lacan.
Al contrario dell’interpretazione classica, che dà un nuovo senso, che decifra per cifrare altrimenti, i testi presentati si orientavano verso un’interpretazione viva, tagliente, incisiva, un’interpretazione che inchioda il soggetto ridotto al suo osso, il soggetto separato dalla catena significante.
Così, Veronica Rinaldo aveva scelto il caso paradigmatico di Suzanne Hommel che si chiedeva perché si svegliava ogni mattina alle 5:00! C’è voluto il gesto di Lacan sulla sua pelle (geste-à-peau[2]) perché lei capisse (e quindi si liberasse) che quella era l’ora in cui la Gestapo suonava il campanello nelle case degli ebrei per mandarli nei campi di sterminio. Così Veronica, in modo fine, ha indicato un’interpretazione audace di Lacan che, appoggiandosi all’Altro del corpo, permette al paziente di tessere un nuovo rapporto con il linguaggio.
Silvia Bernardini ci ha illuminato con un proficuo lavoro mettendo in valore alcuni libri per bambini molto piccoli che fanno parte di una lettura detta “spregevole”. Ci ha mostrato il contrario! In altre parole, quei libri che sono caratterizzati dalla risonanza delle parole, dalla loro musicalità, il loro fuori-senso, il loro versante ludico, sono quelli che catturano l’attenzione e il piacere dei bambini piccoli che le sono affidati. Sono molto più attraenti dei libri pedagogici, ragionevoli e utili che hanno per funzione di educare i bambini.
Partendo da una vignetta della clinica di Antonio Di Ciaccia, Cristiano Lastrucci ha fatto messo in valore esplicitamente come un’interpretazione enigmatica dell’analista abbia permesso una sottrazione di significato, un taglio nel discorso normalizzante del paziente. Questa interpretazione che tocca lo scopico ha permesso alla paziente di uscire da una ripetizione in cui era alienata.
Nel caso riportato da Laura Ceccherelli, l’astuta interpretazione da lei attuata ha permesso a un tossicodipendente di inscriversi in una catena significante dove prima era solo in una posizione silenziosa in cui la droga fungeva da tappo nella scorciatoia al godimento che la sostanza favorisce.[3]
Andrea Michelozzi è riuscito in un tour de force a identificare ciò che era andato storto in un suo intervento con un soggetto paranoico. Ci ha fatto scoprire, a partire da un testo di Éric Laurent, come un’interpretazione debba essere in grado di liberare il soggetto dalla catena significante congelata in cui si trova bloccato. E la dimostrazione di Andrea si è rivelata adeguata.
C’è stato infine un abile lavoro di Giacomo Gherardini dedicato alla delicata clinica con i genitori. Ha mostrato come un intervento può essere un’interpretazione formidabile quando l’operatore riesce a incarnare un vuoto, un buco nel cuore del sapere che dovrebbe sostenere come professionista. Anche qui, questo intervento ha avuto per effetto una sottrazione di senso, un enigma che ha prodotto una divisione nelle certezze dei genitori e li ha rilanciati nella ricerca di un nuovo sapere sul loro bambino.
Al di là della qualità dei sei lavori di questo pomeriggio, sono stato toccato da un marchio che ho trovato in ciascuno dei testi. Questo marchio discreto e filigranato dell’enunciazione di ciascuno mi è sembrato il desiderio che Virginio Baio ha saputo infondere al gruppo pisano. Un’atmosfera, una certa umiltà e un gaio sapere erano presenti sia nella preparazione del pomeriggio che nel pomeriggio stesso.
La conversazione che seguì fu ricca e vivace. Loretta Biondi, presidente della SLP, e Paola Bolgiani, che è stata anche presidente della SLP, hanno avuto l’onore di partecipare ai lavori. Anche altri membri della Scuola Lacaniana di Psicoanalisi hanno partecipato alla conversazione sul tema delle interpretazioni esemplari.
[1] Membro della NLS e dell’AMP.
[2] Geste-à-peau, che suona come Gestapo, può essere tradotto come: gesto-a-pelle, carezza.
[3] Trattandosi di un caso clinico, per rispettare la privacy dell’interessato, l’intervento della collega non viene pubblicato.