Negli occhi di un Narciso non è possibile vedersi, riconoscersi, non si trova nulla della propria bellezza perché Narciso non è in grado di riconoscere l’altro, negli occhi di un Narciso si trova uno schermo pieno della ricerca della conferma della sua immagine, dunque uno schermo immobile dove non c’è posto.
In Narciso c’è qualcosa che fa difetto in modo radicale nell’organizzazione soggettiva, ecco perché è immobile, la sua struttura è estremamente fragile e dunque si cristallizza per evitare la rottura.
La perfezione cantata dai miti è in realtà questa necessità di tenere la sua struttura immaginaria in modo estremamente rigido, pena lo scompenso; che nel mito ritroviamo nella sua caduta e annegamento. Se i soggetti narcisisti perdono questo senso di autosufficienza onnipotente, entrano in contatto con sentimenti di dipendenza e bisogno che danno origine all’angoscia. Se l’altro li frustra, reagiscono con rabbia e delusione, mentre se l’altro ne riconosce l’amore e la dipendenza dalla sua bontà, essi devono fare i conti con l’invidia.
L’organizzazione narcisistica crea un rifugio psichico nel quale il soggetto si può nascondere per non farsi vedere, poiché l’essere visto dall’altro genera sentimenti di umiliazione.
La rottura o l’allentamento del rifugio narcisistico può accadere quando il soggetto incontra qualcosa che fa fallire e mette a dura prova questa pienezza: l’incontro con un partner e tutto ciò che è dell’ordine di quel che destabilizza perché si apre per il soggetto come mancanza, facendo emergere ciò che in lui fa difetto, cioè l’insostenibilità per il narcisista di questa “mancanza”. Mancanza che è lo spazio del movimento desiderante, di ciò che muove il soggetto anche nel suo rapporto con l’altro.
Ma raramente un Narciso si scompensa, piuttosto allontanerà e distruggerà tutto ciò che potrebbe causarglielo, o lo userà per mantenere intatta la sua struttura, ad esempio appropriandosi delle qualità desiderabili che appartengono al partner ed evacuando quelle indesiderabili, attraverso massicci meccanismi difensivi.
Poiché allentato il rifugio narcisistico, tanto più l’altro è percepito nella sua realtà, ovvero a giusta distanza, separato da sè, tanto più diventa minaccioso.
Questo perché in quel luogo di incontro con l’altro viene a incarnarsi quello sguardo ostile interiore da cui il narcisista si sente osservato, disapprovato, giudicato, e le angosce che derivano dal vedere e dall’essere visti portano quindi spesso a un’intensificazione delle difese narcisistiche.
Si genera dunque una posizione e un vissuto soggettivo e relazionale che rende difficile, talvolta perfino impossibile l’instaurarsi di un legame con l’altro.
Il narcisismo patologico va distinto dal narcisismo “buono” e che in modo sufficiente è bene che sia presente in ognuno di noi per mantenere un soddisfacimento e un entusiasmo di sè che protegge da viceversa derive masochistiche e depressive.